Nonostante siano passati 3 anni dall’entrata in vigore del GDPR, sono in molti ad avere delle perplessità su come realmente ci si mette a norma soprattutto in business digitali.
Didattica digitale, device personali a scuola e all’università
Didattica digitale, il 90% degli studenti over 16 ha un device personale: a scuola se ne promuove poco l’uso, all’università il digitale prevale su carta e penna.
Escludendo gli immancabili smartphone, utilizzati soprattutto a scopo ludico, oltre 9 su 10 possiedono almeno un dispositivo personale orientato alla produttività – pc, notebook, tablet, smart paper – da dedicare alle attività scolastiche o universitarie. Addirittura, in 1 caso su 3 i device sulla scrivania sono più di uno.
A segnalarlo è l’Osservatorio “Didattica Digitale”, una ricerca condotta da Skuola.net in collaborazione con Lenovo, interpellando 2.500 ragazze e ragazzi tra i 16 e i 24, ovvero gli studenti più adulti, quelli che frequentano l’ultimo triennio delle scuole superiori o iscritti all’università.
Anche la frequenza con cui questi dispositivi vengono impiegati è significativa. Circa la metà (48%) ne fa un uso quotidiano, quota che sale a 6 su 10 nel caso degli studenti universitari. Un ulteriore 39%, comunque, afferma di farne un uso frequente per finalità didattiche. Solamente poco più di 1 su 10, pur avendoli a disposizione, li usa raramente come supporto allo studio.
I device più sfruttati per questioni scolastiche o universitarie? Resiste il predominio dei classici computer: pc fissi e notebook, presi assieme, raccolgono i favori di oltre 7 studenti su 10, con una netta prevalenza (56%) per i dispositivi portatili, sicuramente più versatili. Si fanno sempre più strada, però, anche i tablet e gli smart paper – le “tavolette” di ultima generazione che simulano la scrittura su carta – che attualmente hanno uno spazio dedicato negli zaini o sulle scrivanie di circa 1 alunno su 4.
Addio quindi a carta e penna?
Non ancora, perché per prendere appunti 3 studenti su 4 si affidano a strumenti analogici: nella maggior parte dei casi perché considerati più comodi (così per il 26% del sotto campione) o più adatti per memorizzare le informazioni (lo sostiene il 33%). Ma 1 su 10, va detto, ammette di non possedere le conoscenze sufficienti per utilizzare in modo produttivo i dispositivi digitali.
Un vero peccato, visto che quanti hanno invece già virato sul digitale anche per questa operazione quasi inevitabile – al momento sono solo un quarto degli intervistati – ne evidenziano il vantaggio soprattutto in termini di velocità (così per il 34% di loro) e di organizzazione nello studio (lo afferma il 31%). Senza trascurare la possibilità di girare con zaini e borse più leggeri, eliminando quasi del tutto quaderni e block-notes: è il beneficio principale per il 14% di questa platea. O il fatto di avere contenuti qualitativamente migliori e più completi: lo sottolinea l’11%. In ogni caso, restano una minoranza.
Anche se, su questo punto, il diploma costituisce una sorta di spartiacque tra il mondo analogico e quello digitale, almeno in termini di rapporto tra supporti di scrittura e studio. Infatti, alle superiori l’84% degli studenti prende appunti su carta, mentre all’università la quota scende al 45%: tutti gli altri registrano le informazioni da ricordare su smartphone, tablet, computer, smart paper.
Didattica digitale, device personali a scuola e all’università
Ma è l’intero metodo di studio che subisce una “minirivoluzione” nel passaggio dai livelli scolastici più bassi a quelli accademici. Alcuni esempi? All’università a usare quotidianamente o comunque spessissimo la tecnologia per la didattica è il 93% degli studenti, alle superiori l’85%. Molti iscritti a un corso di laurea (43%), poi, usano più dispositivi parallelamente, tra i diplomandi ci si ferma al 34%.
Il dato più eloquente, però, emerge dalle finalità per cui ci si appoggia ai device digitali. Infatti, i laureandi li sfruttano soprattutto per creare contenuti, ovvero appunti, fare riassunti, consultare dispense, redigere documenti per lezioni ed esami (così per il 52%). Diversamente, gli studenti delle scuole secondarie li usano prevalentemente in modalità passiva, ovvero per trovare supporto in fase di svolgimento dei compiti o per effettuare ricerche supplementari (è l’uso principale per il 58%).
L’origine di tale fuga in avanti del mondo universitario?
L’abitudine a “dialogare” con certi strumenti. Tra gli alunni delle superiori, solamente 1 su 5 sostiene di essere invogliato dalla scuola a ricorrere ai device tecnologici come supporto allo studio e ad oltre un terzo (35%) pare ne venga addirittura sconsigliato l’uso. Negli atenei, invece, circa 3 su 10 sono incentivati ad aiutarsi con computer e tablet, anche per la didattica di tutti i giorni, e un altro 70% è quantomeno lasciato libero di agire come meglio crede; tra i banchi di scuola questa libertà è data a meno della metà (44%).